La cupeta è un dolce tipico della tradizione monregalese, dove rimase confinato a lungo, causa la riservatezza delle genti delle nostre vallate che gelosamente custodivano e si regalavano, in esclusiva, il piacere di gustare questa delizia. Simile al torrone, ma al contempo diversa nel gusto e nell'impatto, la cupeta fa parte di quella corposa schiera di prodotti giunti a noi attraverso i mori saraceni, che ci invasero dalla val Tanaro nel X secolo. Un tempo, veniva preparato nelle case in occasione delle feste natalizie e offerta in occasione delle visite per lo scambio dei regali. Gherigli di noci e nocciole cotti nel miele e pressati fra due ostie sono i pochi e semplici ingredienti che compongono la cupeta. Essi possono leggermente variare a seconda delle zone in cui era preparata. Nelle Langhe prevalevano le nocciole, mentre nel territorio del G.A.L. Mongioie, erano le noci l'ingrediente principale. Inoltre, originariamente non era usato il più nobile miele, ma una specie di sugo denso ricavato dopo la cottura delle castagne bianche che, abbondanti dalle nostre parti, fungevano da primo, secondo, dolce e frutta. |
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La preparazioneLa preparazione di questo singolare dolce si effettua mettendo in un tegame il miele a sciogliere, avendo cura di non farlo caramellare, contemporaneamente vengono aggiunte nocciole e noci in proporzione di 1 a 2. Dopo alcuni minuti, gli ingredienti cominciano ad amalgamarsi ed è il momento giusto per spegnere il fuoco e versare il preparato tra due fogli di ostia a forma di disco, del diametro di circa otto o nove centimetri, che vengono pressati per ottenere un corpo unico: la cupeta. Ecco presentato un dolce di facile realizzazione, ma che riempe di "gòj" la bocca ed il cuore di chi lo riceve. |