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Nel Piemonte, come in tutto il resto del nord Italia ove la polenta era alimento della dieta giornaliera sino agli anni '50, era consuetudine da parte dei contadini seminare grandi superfici di mais per uso zootecnico e riservare una parcella di campo migliore per la semina della meliga (mais) per la polenta. La meliga per la polenta era il frutto di selezioni durate decenni, effettuate direttamente dai contadini allo scopo di ottenere mais dalle qualità organolettiche eccellenti senza curarsi dell'aspetto produttivo, a differenza di quello ad uso zootecnico che doveva, e deve tuttora essere, una varietà molto produttiva. Così si selezionarono varietà tradizionali di mais di eccellenza tra i quali il mais ottofile.

 

Negli anni '60 e '70 la tradizione di consumare polenta andò progressivamente perdendosi e di pari passo si era persa l'abitudine di seminare i mais tradizionali per la polenta. Si perse anche il gusto della polenta tradizionale soppiantata da polentine preparate con le varie farine industriali dai tempi di cottura più brevi e di più facile reperimento ma di caratteristiche organolettiche piuttosto anonime. A cavallo tra gli anni '70 e i primi anni '80 si è iniziato un paziente lavoro di ricerca degli ultimi contadini che ancora seminavano la varietà di meliga nostrana per polenta, e solo grazie all'intraprendenza di imprenditori appassionati si è potuto salvare il mais ottofile dall'estinzione.

In questi ultimi anni il mais ottofile a seguito di un progetto per il recupero dei "mais speciali" viene spesso inserito nelle zone marginali del nostro territorio dove è possibile ricercare il reddito mediante la qualità del prodotto. In stretto contatto con l'Istituto per la Cerealicoltura di Bergamo, sono state riscoperte tutte le vecchie varietà anticamente coltivate nelle nostre aree.

VIDEO

 


Mais ottofile, grano saraceno e paste di meliga from GAL Mongioie on Vimeo.

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